Pedrosa sul periodo di stop: “È stata un’esperienza importante”

Dani-Pedrosa

Dani Pedrosa si è recentemente confessato in un’intervista rilasciata ai colleghi di “El País” in merito al periodo di stop avvenuto nella prima parte di stagione, all’intervento subito all’avambraccio destro e, infine, al rientro in azione dal Gran Premio di Le Mans ad ora.

Il pilota catalano ha spiegato cosa comporta gareggiare quando si soffre di sindrome compartimentale, patologia che affligge buona parte dei piloti agonisti:

“Corri con un handicap, con una deficienza fisica. Puoi guidare, ma non esigere da te stesso il massimo. Mentalmente esiste un freno: sai che non hai il controllo della moto e soprattutto se sei in gruppo; se la gara si dovesse decidere alla fine e tu nelle ultime curve stai soffrendo, non potrai fare la differenza. Il dolore appare proprio nel corso degli ultimi giri, quando il muscolo è stato sottoposto eccessivamente ad uno sforzo. E con il passare degli anni arriva sempre prima. All’inizio puoi lottare un po’ di più, però quando il dolore è più acuto è difficile lottare contro l’effetto psicologico che esso causa. Partivo in gara sapendo che in qualsiasi momento mi sarei ritrovato nella condizione di non poter controllare a pieno la moto. Partivo dunque già condizionato. In tutto questo tempo ho provato di tutto e, alla fine, mi sono reso conto di dover convivere con il mio problema.”

Quello effettuato quest’anno è addirittura il terzo intervento chirurgico per Pedrosa:

“L’operazione a cui mi ero sottoposto lo scorso anno non era andata per il verso giusto. Ho corso male per molto tempo e neanche immaginavamo che il problema fosse di nuovo quello; mi ero appena operato, come poteva succedere di nuovo? Ho fatto riabilitazione, ho cambiato diverse cose sulla moto per trovarmi maggiormente a mio agio, la tuta, il tipo di allenamento. Pensavo che la causa potesse essere lo stress, la tensione… Pero più le gare passavano e più le cose peggioravano. Nonostante ciò, ho vinto a Brno. Il prolungarsi dello stato di sforzo a cui era sottoposto il braccio però mi procurava un dolore insopportabile dopo ogni gara: i lunedì, martedì, mercoledì, avevo molto male, non riuscivo neanche a dormire. C’è stato un momento in cui avvertivo il fastidio già dal terzo giro di gara, dovevo passare sopra ai problemi fisici. Il dolore resta registrato nel tuo cervello. Il corpo ti chiede di smetterla e il suo modo di dirtelo è con il dolore. La mia situazione era difficile perché, essendomi operato già due volte, non era raccomandabile ricorrere ulteriormente alla chirurgia. Inoltre i medici non capivano le mie spiegazioni e non sapevano se ci sarebbe stato un cambiamento. Non avevo garanzie. Però dovevo scegliere una strada o l’altra perché restando nella situazione in cui mi trovavo non sarei andato da nessuna parte. Ho scelto la cosa che sentivo giusta. Pensavo di poter correre ancora ad un buon livello. Avevo una possibilità, non era facile e non sapevo come sarebbe andata a finire, ma ero ottimista. Dunque mi sono operato.”

Il tre volte campione del mondo ha poi analizzato il suo ritorno alle corse e quella che è la sua attuale condizione fisica e tecnica:

“Sono contento. Sto migliorando molto. E la cosa mi rende felice perché la decisione non è stata per niente facile: era la prima gara, iniziava il campionato, le persone non erano a conoscenza della mia situazione… Mi caddero addosso molte opinioni. Restare con i nervi saldi in un momento del genere è stata un’esperienza di vita molto importante. La pressione era molta. Non tutti hanno il coraggio di farlo. Trattandosi di una terza operazione e con aspettative incerte, ho deciso di prendermi il tempo necessario per il mio corpo, d’altronde stavo decidendo se smettere di correre o provare a recuperare la condizione fisica ideale. La pazienza ed il fatto di aver trovato il Dottor Villamor, che ha deciso di operarmi, sul mio cammino sono stati i fattori chiave per la risoluzione del problema. Ora sto molto meglio e posso ancora migliorare. L’operazione è andata bene e ho portato a termine la fase di riabilitazione nel miglior modo possibile, con la giusta pressione per andare avanti ma non compromettere la lesione. Inoltre, ho già corso in circuiti abbastanza complicati e con migliori sensazioni rispetto allo scorso anno. Per quanto riguarda il lato tecnico, ovvero la nostra moto, l’anno scorso avevamo una grande entrata in curva e ora è l’aspetto che ci svantaggia maggiormente. Anche l’uscita di curva è importante: abbiamo bisogno di alzare la moto presto per avere subito grip, però non riusciamo ad aprire immediatamente il gas e perdiamo quindi qualche decimo. Ultimamente abbiamo ottenuto qualche miglioria e non siamo poi così lontani. Abbiamo fatto passi in avanti. Questa settimana abbiamo dei test importanti che possono aiutarci per la seconda parte di stagione, quando potremo approfittare maggiormente delle potenzialità della moto.”

Impostazioni privacy