MotoGP: Andrea Iannone, messo in croce dai tifosi italiani

andrea iannone

Probabilmente si è parlato di Andrea Iannone più negli ultimi due giorni che nella sua intera carriera da pilota. Quello che salta subito all’occhio è l’antisportività del tifoso di motociclismo. Si parla tanto di una disciplina pulita, affidabile, trasparente, priva di corruzioni e ambienti indisciplinati, come invece spesso accade in altri sport.

Eppure quello che è stato dimostrato dopo la gara sul circuito di Phillip Island, sembra lontano dai canoni perfetti dell’apparenza. Non per il suo interno o per l’organizzazione, ma per lo specchio che riflette gli appassionati della competizione a due ruote. Un’aspetto totalmente privo di sportività che accusa il pilota italiano di aver messo in difficoltà Valentino Rossi per l’acquisizione di quei pochi punti. Gli stessi che fanno comodo quando boccheggi per ottenere il titolo mondiale. Forse bisognerebbe ricordare ai tifosi iracondi che non si tratta di uno sport di squadra tra piloti e che non ci si sussurrano confidenze sulle tattiche di gioco ai box. Quando si scende in pista si è soli con se stessi e con le dinamiche della fisica, contro tutto e tutti. Si lotta da leoni, si rischia la vita, ci si aggrappa con le unghie e con i denti per raggiungere i propri obiettivi personali. Nulla è regalato, ogni traguardo va meritato, ogni respiro esalato dentro un casco che ti separa dal mondo, costringendoti a fare i conti con ciò che sei disposto a rischiare. Andrea Iannone ha sfidato i propri limiti, ha lasciato tutti con il fiato sospeso e ha persino ucciso in volata un gabbiano sull’asfalto. Un guerriero che non merita di certo minacce di morte sul profilo personale dei social e neanche un quarto di critica italiana, per aver fatto il proprio lavoro, per essere il prossimo orgoglio nazionale in lista.

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