Jack Miller, voto 8,5. La sua annata ha visto come protagonista il passaggio nella classe regina. Cambiamento particolarmente anonimo nel firmamento delle stelle a due ruote, ma con qualche goccia di pioggia, riesce a rimanere in piedi sfruttando l’occasione della stagione. Meteora superstite.
Alex Marquez, voto 8. La maturità lo assale prendendo il possesso del genio ribelle che noi tutti conosciamo. Quasi introspettivo, riflessivo, riesce non solo a concludere la gara, ma a salire sul podio con un’evoluzione morale. Adesso lo spagnolo sa attendere, accontentarsi e allungare i punti sulla classifica finale. Testa basta e concentrazione.
Andrea Iannone, voto 6. Caduta libera nella prima gara, situazione che si trasforma in una resurrezione dal quinto posto autoritario. Insiste e persiste fino a tagliare la bandiera a scacchi e riappropriarsi della gioia di un traguardo. Lazzaro solitario.
Andrea Dovizioso, voto 5. Parte come una fionda con il titolo da poleman, velocità che a tratti si affievolisce. Poi il riassesto delle posizioni in griglia destabilizza le ruote ancora fredde, fino a farlo strisciare sull’asfalto bagnato, dividendo in due parti nette la sua prestazione. Il pilota dimezzato.
Valentino Rossi, voto 5. Competitivo, agile, forte e intraprendente in pista, è il pericolo pubblico numero uno per il circuito di Assen. L’ingordigia lo assale e quando non ci si accontenta si finisce per la maggiorparte delle volte a mangiare terra insabbiata. Chi troppo vuole, nulla stringe.
Dani Pedrosa, voto 4. Lo spagnolo non è noto per brillare con carattere e grinta, ma nella seconda parte della gara riappare al dodicesimo posto e ci rimane aggrappato fino alla fine. Resistente agli eventi.
Jorge Lorenzo, voto 3. Inesistente la sua presenza per la tappa olandese. Sorpassare il maiorchino sembra quasi un gioco da ragazzi. Nessuna resistenza, nessuna motivazione, i piloti gli sfrecciano accanto guadagnando rapide posizioni. Lento e assente.