Red Bull, curiosità sui campioni del mondo: ecco perché si chiamano così

La Red Bull domina la scena in F1, ed oggi cercheremo di capire perché si chiama in questo modo. Tutti i dettagli.

Oggi ci immergeremo nel mondo della Red Bull, azienda austriaca che ha conquistato il mondo grazie al marketing creato investendo nello sport. La squadra di F1, in meno di vent’anni di attività, ha già vinto 7 titoli mondiali piloti e 6 costruttori, ed altri due sono in arrivo, visto che Max Verstappen appare implacabile anche in questo 2024, iniziato con due vittorie in altrettante gare disputate.

Red Bull ecco il motivo del nome
Red Bull con Max Verstappen in azione a Jeddah (ANSA) – Motomondiale.it

La Red Bull è un vero e proprio impero, un fenomeno mondiale che impiega migliaia di persone in quasi tutto il globo, e c’è da dire che il fondatore, ovvero Dietrich Mateschitz, ha messo in atto una macchina perfetta. Nelle prossime righe, cercheremo di capire il motivo per il quale la Red Bull ha assunto questa denominazione, e vi anticipiamo che la storia è davvero interessante. Ecco la verità.

Red Bull, svelato il motivo del suo nome

La storia della Red Bull, intesa come azienda, ha radici molto lontane, che risalgono a decenni di anticipo rispetto al debutto in F1. L’anno di fondazione è infatti il 1987, con il patron Dietrich Mateschitz che ebbe l’idea del secolo. Durante un viaggio in Thailandia, il magnate austriaco assaggiò una bibita energetica che si chiama Krating Daeng, e dalla quale rimase molto colpito in senso positivo.

Dietrich Mateschitz nascita della Red Bull
Dietrich Mateschitz nel paddock (ANSA) – Motomondiale.it

Mateschitz, a quel punto, ebbe una sorta di illuminazione, e la sua volontà era quella di trasformarla in un marchio internazionale. Il ricco uomo d’affari strinse accordi con Chaleo Yoovidhya, vale a dire colui che aveva fondato la suddetta Krating Daeng. Al giorno d’oggi, per via dello scandalo legato a Christian Horner, sentiamo molto parlare della divisione thailandese dell’azienda fondata da Mateschitz, che è davvero tornata d’attualità.

Tornando alle origini di questo marchio, la Red Bull si chiama così perché la traduzione in inglese di Krating Daeng, che in italiano si legge come Toro Rosso. Se effettuate una ricerca su internet, vi renderete conto che il logo di questa bibita thailandese è identico a quello del marchio austriaco, con due tori rossi messi uno di fronte all’altro, ad indicare la forza che può essere raggiunta bevendo una di queste lattine.

Da quel momento in poi, la Red Bull iniziò a diventare nota in tutto il mondo, per un giro d’affare impressionante. Al giorno d’oggi, vanta oltre 12 mila dipendenti in 171 paesi, con un fatturato di oltre 5 miliardi di euro all’anno. Parliamo di un vero e proprio colosso, che ha assunto una notorietà così ampia proprio grazie agli investimenti fatti nel mondo dello sport.

I primi passi in F1 vennero mossi negli anni Novanta, come sponsor secondario della Sauber, mentre il team vero e proprio nacque nel 2005, quando venne acquistata da Mateschitz stesso la Jaguar. In pochi anni, la squadra con sede a Milton Keynes ha iniziato a dominare la scena, ed abbiamo idea che tutto ciò continui ancora per parecchio tempo.

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