Perché i grandi marchi corrono in MotoGP? I dati parlano chiaro

I prototipi che si sfidano in MotoGP sono il non plus ultra in termini di tecnologia. La scelta dei top brand ha un solo grande comune denominatore.

Siamo soliti esaltare le gesta dei campioni della classe regina, dimenticando a volte il ritorno d’immagine delle vittorie in pista per i produttori. La MotoGP, al momento, sta attraversando una fase di profonda crisi. A combattere per lo scettro nella classe regina del Motomondiale sono rimasti appena 5 marchi.

Perché i grandi marchi corrono in MotoGP? I dati parlano chiaro
I prototipi che si sfidano in MotoGP per uno scopo (Ansa) Motomondiale.it

A dominare la scena è la Ducati, regina dal 2020. Grazie alle innovazioni tecniche proposte dall’ing. Luigi Dall’Igna le Desmosedici hanno aperto un ciclo di trionfi con Pecco Bagnaia. Quest’ultimo ha conquistato gli ultimi 2 riconoscimenti iridati, piegando la resistenza di Fabio Quartararo e Jorge Martin. La battaglia si è spostata tra i ducatisti anche in questa stagione. Per tutti gli altri costruttori c’è solo da raccogliere le briciole.

In una top class dominata da decenni dalle moto giapponesi sono cresciute, in modo esponenziale, KTM e Aprilia. Ancora non sono da Mondiale ma hanno dimostrato un potenziale superiore a Yamaha e Honda.

Quest’ultima è la casa più vincente della storia della MotoGP, ma da anni non sono ai vertici della graduatoria costruttori. Dopo l’epopea targata Valentino Rossi e proseguita con Hayden e Stoner, senza dimenticare l’apporto di Dani Pedrosa, l’HRC ha trionfato nel precedente decennio con Marc Marquez.

Tutti i nomi sopracitati hanno contribuito a rendere la casa dell’ala dorata il brand numero 1 al mondo. Come spesso affermava l’ex boss della F1, Bernie Ecclestone, si vince la domenica affinché si venda il lunedì. E’ una regola non scritta del mondo dei motori. Il Motorsport ha sempre rappresentato la vetrina più importante per le vendite e per gli sponsor. Girano soldi impressionanti.

MotoGP, l’impegno dei top team

I piloti danno e i piloti tolgono. L’addio, ad esempio, dalle corse su due ruote di Valentino Rossi ha avuto un impatto negativo per la classe regina e anche per la Yamaha. Non a caso il brand di Iwata sta attraversando un periodo di flessione. Non sono nemmeno bastate le concessioni per far tornare il sorriso a Quartararo e Rins. I grandi marchi vogliono vendere moto e mostrare che sono in grado di fare prototipi velocissimi nella classe più ardua del motociclismo. Galleggiare nelle ultime posizioni non rappresenta un buon biglietto da visita.

Sfida Honda - Yamaha
Testa a testa Honda – Yamaha (Ansa) motomondiale.it

I centauri, solitamente, sono appassionati di gare. Quasi tutti hanno un proprio beniamino nel campionato delle moto derivate di serie e in MotoGP. Non è casuale che la Ducati abbia ottenuto dei record di vendita clamorosi, trainata dalle vittorie di Bagnaia in MotoGP, Bulega in Supersport e Bautista in Superbike nel 2023. Il tracollo di Honda, invece, si è sostanziato anche nella partenza di Marc Marquez in direzione della casa di Borgo Panigale.

L’otto volte iridato era stato essenziale per tenere le vendite della Honda ai primi posti in Spagna. La casa di Tokyo ora si è dovuta, completare, reinventare a partire dalla livrea. Clamoroso è stato anche l’addio di Suzuki a fine 2022. Nonostante dei discreti risultati in pista il brand giapponese ha preferito investire su altro. I rumor parlano di un possibile sbarco di BMW in MotoGP, ma al momento si collezionando gli addii eccellenti nel recente passato, come quello di Kawasaki, e, senza risultati di spessore, sono in bilico anche i marchi top giapponesi.

Impostazioni privacy