Italiani vincenti, gare appassionanti, equilibrio: la Superbike offusca la MotoGP?

Davide Giugliano, esordiente in Superbike con il team Ducati Althea Racing, già al 9° posto in classifica generale, la Superbike è anche questo

In questo editoriale vorrei addentrarmi nella disamina di un episodio che sta diventando sempre più di attualità, ovvero sulla spettacolarità in declino del campionato MotoGP e per contrasto, nel maggior interesse che sta riscuotendo invece la Superbike.

Il campionato mondiale delle derivate di serie, ovvero il Superbike World Championship, dopo il boom degli anni ’80 ed il periodo d’oro a cavallo dell’inizio del ventunesimo secolo, sta vivendo la sua terza età dell’oro, almeno per quanto riguarda il “mercato” italiano, i quali tifosi hanno sia beniamini locali di punta come Max Biaggi (campione SBK 2010) e Marco Melandri, che scuderie tricolori che stanno facendosi strada a suon di vittorie come Aprilia (Max Biaggi) e Ducati, che con il team Althea Racing nel 2011 ha visto trionfare lo spagnolo Carlos Checa, considerato tra l’altro il pilota simbolo per simpatia e correttezza da parte di tutti i suoi avversari (pare che nel 2011 più di un pilota si fosse lasciato persino scappare dichiarazioni tipo “se non vinco io preferisco che vinca Carlos“).

Questa Superbike non vuole smettere di stupirci e nel 2012 sta offuscando a suon di spettacolarità la sorella regina, la MotoGP.

Possibile? Si, e se persino piloti di peso come Valentino Rossi si sono azzardati a dire che la SBK è più spettacolare ed avvincente dell’attuale (e noiosa) MotoGP, qualcosa non quadra.

Per carità, nessuno pensa a priori che la MotoGP debba per forza di cose essere più bella o più interessante, di certo è quella più importante, in assoluto, il Motomondiale è sempre stato il campionato Mondiale di motociclismo per eccellenza, ma le scelte delle ultime stagioni invece di aumentare la competitività e l’equilibrio, sembrano aver semmai creato un gap ancora più importante tra le big e gli altri, anzi, in alcuni casi tra la big “Honda” e le altre case/scuderie.

Ultimo episodio che sta corrodendo l’interesse per la MotoGP è stata la scelta di introdurre una categoria nella categoria, ovvero introdurre le CRT ben sapendo che i piloti di questa “categoria” non potranno mai ambire, salvo casi particolari, ad un podio e tanto meno ad un titolo iridato, in altri sport (rugby o football americano), sarebbero considerate la “carne da macello”, o le vittime sacrificali.

Oggi quindi, ci troviamo di fronte due competizioni simili ma dall’appeal molto diverso: la MotoGP dove il dominio Honda con Stoner fa passare in secondo piano tutto il resto, e dove troppo spesso ci si trova a gioire per qualche sorpasso tra le seconde linee. Ad oggi potremmo dire che l’unico sussulto in testa l’abbiamo avuto grazie a Jorge Lorenzo, lo “spagnolo antipatico” ai tempi di Rossi in Yamaha che oggi invece sembra un tenero orsacchiotto che, con una disarmante tenerezza, ammette e ammira il valore del rivale (Stoner), sfornando complimenti ai colleghi e cercando, quando gli riesce, di tenere alto l’interesse per il campionato. Ammettiamolo, se Lorenzo non avesse rimontato e vinto a Losail, oggi staremo assistendo anzitempo ad un campionato già assegnato alla Honda di Stoner, e senza ipocrisia possiamo dire di essere già preoccupati per la doppietta Jerez-Estoril dell’australiano, che ha il sapore del “metto la freccia e bye bye a tutti“.

Nemmeno la Juventus dei record di quest’anno ha dominato dall’inizio alla fine il campionato come ha fatto Stoner nel 2011, quando ottenne 10 vittorie su 17 GP ed andò 16 volte sul podio, unico neo Jerez, quando non terminò la gara, e quest’anno l’australiano sembra ancora più forte, figuriamoci…

Con questo non si possono certo dimenticare stagioni a senso unico come quella del 2005 di Rossi (11 vittorie) o altre ancora più clamorose con 100 e passa punti di distaccon in classifica tra il vincitore e lo sfidante, ma se c’è una cosa che tiene vivo l’interesse in una competizione è l’equilibrio, e la MotoGP oggi non sembra che stia lavorando per creare equilibrio ma per separare sempre di più i big dal resto del mondo.

Nella Superbike al contrario, in questo inizio di stagione di sono già visti 6 diversi vincitori nelle 9 gare disputate (la Superbike prevede due gare in ogni Gran Premio, solo a Monza per il maltempo si è annullata Gara1 quest’anno). Carlos Checa, campione in carica, ha segnato l’unica doppietta di questo inizio di stagione, ed ha vinto ben 3 gare, ma non è in testa, come non lo è Jonathan Rea, vincitore di due gare. Il campionato è guidato da Max Biaggi, che, con una sola vittoria ma tanti buoni piazzamenti, oggi mantiene la leadership per 5 punti di vantaggio su Tom Sykes, pilota emergente della Kawasaki. Superbike, un campionato che oggi vede ben 7 piloti in 45 punti, e considerando che la vittoria ne vale 25 (e che le gare sono due in ogni GP), è un “nonnulla”.

Da appassionato di competizioni motociclistiche non posso che essere contento di avere maggiore scelta, ovvero di potermi gustare la Superbike alla pari della MotoGP, però da altrettanto appassionato di Motomondiale, non posso che essere deluso dal fatto che il Motomondiale stesso, stia diventando noioso, quasi lezioso, dove il rischio è di vedere una buona partenza di Stoner e poi limitarsi a guardare il resto della gara per capire chi occuperà i posti dal 2° in giù.

E questo senza nulla togliere all’australiano, che sta dimostrando di essere una vera macchina da guerra, capace di stravincere e di presentarsi in sala stampa insoddisfatto, ritenendosi “non perfetto” (problemi di chattering)… e meno male, perchè altrimenti potrebbero farlo correre da solo.

Insomma, a noi poveri appassionati non è data, ovviamente, voce in capito, però speriamo che il board della MotoGP si renda conto di tutto questo e corra ai ripari trovando nuove vie per aumentare la competitività tra i piloti, e non renda il campionato una vetrina pubblicitaria solo per le big, perchè non è questo il Motomondiale che ci piace.

Fabio Gentile

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