Addio Andrea Antonelli, tragedia in Supersport a Mosca

Pioggia in pista, addio Andrea Antonelli

Tragedia nella Supersport a Mosca, muore Andrea Antonelli coinvolto in un incidente ed investito da un pilota che non riesce ad evitarlo (anche perchè non lo vede).

La gara di Supersport è stata annullata e di conseguenza (anche per le condizioni meteo), è stata annullata anche gara 2 della Superbike.

L’incidente è difficile da vedere alle immagini televisive, troppa la pioggia che si alzava dalla pista per poter distinguere più che qualche “ombra”, e questa è l’accusa principale che verrà mossa alla direzione di gara, “finché è lecito guidare in queste condizioni?“.

E’ una domanda che a turno è stata fatta dai cronisti mediaset ai vari Melandri, Badovini e Rolfo, tutti concordi su un fatto “la gara non doveva corrersi, troppa pioggia”.

In particolare sono interessanti due passaggi che sono stati fatti presenti dai piloti, il primo è che la pista di Mosca non è drenante, poichè nei mesi freddi (quindi per due terzi dell’anno), l’acqua ghiacciando spaccherebbe l’asfalto, in compenso il grip è notevole, e quindi non è tanto il problema della pioggia in se, che può generare aquaplaning, quanto il fatto che in condizioni di forte pioggia, l’acqua stazionando in pista e venendo sollevata dalle ruote delle moto, genera una nebbia che rende praticamente invisibile il tracciato ai piloti, soprattutto nei punti dove c’è un po’ di bagarre e dove ci si trova in gruppo.

Questa la causa principale della morte del giovane Andrea Antonelli (25 anni), infatti sebbene non sia chiara la dinamica della caduta (pare che Antonelli perda il controllo della sua moto), è chiaro però quanto succede dopo. Andrea viene investito da un incolpevole Lorenzo Zanetti che se lo trova sotto le ruote, e non può fare nulla per evitarlo.
Zanetti stesso verrà messo al corrente di quanto successo solo al termine, poichè il pilota nel bel mezzo della “nebbia” non aveva capito cosa avesse urtato.

Altro punto importante, citato invece da Marco Melandri, è la mancanza di coesione tra i piloti, la mancanza di uno spirito corporativistico che, come già accade in MotoGP, possa portare all’istituzione di una commissione di sicurezza dove i piloti siano coinvolti direttamente.

Rolfo invece aggiunge pepe alle fiammate sulla direzione di gara “Mosca è un circuito pericoloso, in alcuni punti non ci sono vie di fuga, e se ti succede qualcosa (freni rotti per esempio), rischi di schiantarti contro il muro“.

Insomma, la sensazione è che, seppur l’incidente faccia parte della casualità e, purtroppo, della spettacolarità del motociclismo, oggi, a differenza di quanto successe nel 2011 a Marco Simoncelli, con più accortezza da parte della direzione di gara si sarebbe potuto evitare.

Oggi non resta che stare vicini alla famiglia di Andrea, e sperare che queste tragedie possano aprire la strada ad una maggiore consapevolezza ed assunzione di resposabilità da parte di chi gestisce il circus della Superbike come del Motomondiale.

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